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TransEuropa: idiomi in movimento, identità in costruzione

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Riassunto

Nel momento in cui la libertà di circolazione all’interno dell’UE è messa in discussione da particolarismi e populismi e il progetto europeo sembra minacciato dall’“altro” non europeo all’interno e all’esterno dei suoi confini geopolitici, questo saggio prende in esame la “europeità” modellata dall’azione congiunta del viaggio e della traduzione, come forme di transito e di attraversamento di frontiere che promuove l’intercambio e la differenza. Basato sul lavoro di Christine Brooke-Rose e Diego Marani, l’articolo esplora l’atto di “trasferimento” comune alla dislocazione geografica ed alla trasposizione linguistica come agente di trasformazione capace di rigenerare la capacità europea di simbolizzazione grazie a innesti linguistici e culturali. Entrambi autori mettono in discussione l’eurocentrismo dall’interno, presentando il linguaggio e l’identità come aree instabili di molteplici interazioni. La pratica di trasferimento spaziale e culturale colloca l’europeità tra la singolarità nazionale e l’indistinzione globale, ridefinendo così i confini geografici e linguistici come linee di contatto e straniamento che mettono in primo piano l’alterità intrinseca dell’identità.

Parole chiave

Unione europea, populismo, differenza, alterità, traduzione, ChristineBrooke-Rose, Diego Marani

 

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