Récits à bascule, Les cas de La villa de César Aira et Embassytown de China Miéville
Riasunto
Nonostante l’aumento dei progetti e delle esperienze di gestione e di vita alternative, le visioni di futuro cadono spesso negli schemi ereditati della narrattiva del progresso. In questo saggio mi propongo, in primo luogo, di riflettere su come il crollo come orizzonte d’aspettativa puó permettere di evitare automatismi e strade senza uscita che bloccano l’immaginazione rispetto a possibili scenari futuri. Partendo dalle proposte concettuali di Paul Servigne e Raphaël Stevens, rifletto sulle implicazioni della visione “disfattista” e dell’idea che è possibile “decolonizzare l’immaginario” con “belle storie”. Per capire meglio in che cosa consiste tale decolonizzazione, mi concentro sulla proposta di “débranchement du système”, che comparo con la nozione di “desprendimiento” epistemico dal pensiero coloniale. Analizzo a continuazione la complementarità di queste due nozioni e il loro rapporto con il concetto di “storia” mediante una lettura di Embassytown di China Miéville e La Villa di Cesar Aira, due testi letterari che mostrano l’effetto che possono innescare nell’immaginazione in panne i piccoli gesti quotidiani.
Parole chiave
Crollo, decolonizzazione dell’immaginario, disconnessione, distacco, Embassytown di China Miéville, La villa di César Aira