Politics and Aesthetics of Suspension: Gazes on Migrant Borders
Riassunto
I nuovi movimenti migratori sono parte del processo di globalizzazione che mira a trasformare le relazioni socio-economiche. Quando la migrazione dal Sud al Nord globale è imposta alle classi sociali più vulnerabili, tanto le autorità quanto i media parlano di “crisi dei rifugiati”. Il flusso totale dei rifugiati è una delle più grandi sfide dell’attualità, perche riavviva il problema dell’ identità. La “crisi” riflette un conflitto che riguarda l’applicabilità del discorso postmoderno dell’ “altro”. L’ articolo tratta i problemi della (im)migrazione per esaminarne le implicazioni etiche. In secondo luogo, esplora l’intersezione tra etica ed estetica a livello mondiale mediante l’analisi di un film che rivela gli incontri inaspettati, le privazioni e le possibilità nascoste dell’esperienza migratoria. L’eternità e un giorno (1998) di Theo Angelopoulos mostra la bellezza che emerge da questa sofferenza e riarticola questioni etiche che sono anche questioni di vita o di morte. I confini non possono essere attraversati quando sono l’unico territorio dei migranti. Se l’ “altrove” è una costruzione dell’ immaginario dei rifugiati, è un mito: una storia che si proietta verso il futuro narra le aspettative di persone che hanno perso tutto, tranne le cicatrici che marcano i loro corpi.
Parole chiave
Migrazione/Immigrazione, Nord-Sud, crisi umanitaria, rifugiati, L’eternità e un giorno, Theo Angelopoulos